I Lanciafiamme
Ho sempre avuto la sensazione esistessero due mondi. Quello in cui viviamo, in cui tutto fluisce in qualcos’altro, il futuro nel presente e il presente nel passato, registrati in modo distorto nella mente della persone, e l’ altro mondo il materiale d’ archivio. Piccole porzioni di vita, una vita in forma di citazione, in grado di rappresentare qualunque cosa sia accaduta, che sia o non sia avvenuta realmente.
Un romanzo geografico che alterna New York ad Alessandria in Egitto, che attraversa Reno in Nevada e le pianure di Salt Flats, che passa dell’ Italia al Brasile. Un inizio che risale a un sabotaggio e un corpo a corpo di un giovane con un soldato tedesco nei pressi del fiume Isonzo nel 1917. Poche righe e poi subito il secondo capitolo, Spiritual America, che porta il lettore dal Nevada a New York nel 1977, dove la protagonista approda poco più che ventenne. La New York descritta è quella del Village, delle galleria d’ arte nel momento in cui ogni cosa diventa performance e ognuno si crea per definirsi, come Giddle, amica della protagonista che recita il suo lavoro di cameriera o come Ronnie che si inventa sempre storie diverse per attirare l’ attenzione su di sè. La protagonista non ha nome, solo un soprannome Reno, dalla località di provenienza. L’ altra voce narrante del romanzo è T.P. Valera che ricostruisce la storia della propria vita, dall’ infanzia ad Alessandria agli studi a Roma fino in Brasile. Sandro, il figlio appare a tratti sfumati, in bilico tra le origini borghesi e la vita alternativa del Village. Tra avventure e aneddoti ci sono diversi riferimenti storici, non sempre corretti. Ho avuto l’ impressione che la famiglia Valera sia una pallida copia della famiglia Agnelli o Pirelli e che il rapimento di Roberto, fratello di Sandro, sia uno dei tanti fatti di cronaca della nostra storia. L’ Italia che la protagonista conosce prima a Bellagio, poi a Milano e Roma è molto approssimativa. In pochi capitoli si esaurisce l’ esperienza del viaggio in Italia che si conclude con un punto interrogativo, una domanda che rimane sospesa fino al capitolo finale senza però trovare una risposta. Improvvisamente da un appartamento a San Lorenzo ritorniamo al Village per una mostra. Un salto temporale e geografico che rimescola i personaggi e le storie. Non concordo su quanto scritto da Repubblica: ” il grande romanzo sugli anni Settanta in Italia lo ha scritto un’ americana.” Mi sembra un romanzo che accenna e procede per luoghi comuni, che si sposta da un punto all’ altro cercando di mettere tutto dentro un unico contenitore.
Suo padre diceva che la storia era sempre in ritardo all’ appuntamento con se stessa. Era in ritardo, in anticipo, era prima, era dopo il proprio tempo. E l ‘Italia da sempre perdeva il proprio appuntamento con se stessa. Era diventata nazione nel momento sbagliato, nessuno credeva al Risorgimento. Nord e Sud non erano mai sincronizzati. Le persone avevano le proprie rivelazioni o troppo presto o troppo tardi.
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