Buongiorno Palestina
Noi abbiamo un passaporto giordano, una carta d’ identità israeliana e un documento di viaggio palestinese. Siamo palestinesi, ma senza passaporto perché la Palestina non è un paese riconosciuto.
Da: Un cantiere chiamato Sabreen
Un libro intervista e un reportage sul campo ecco l’ inedito modo di raccontare la Palestina di Fiamma Arditi. Un progetto nato a New York e realizzato in gran parte a Gaza e nei campi profughi palestinesi. Ventuno incontri, ventuno testimonianze, ventuno storie che sono il ritratto di un popolo sorprendente. Ventuno voci, ventuno esperienze di vita oltre allo stereotipo comune, come il direttore di un teatro per ragazzi nel campo profughi di Jenin, il rapper in quello di Shuafat, una sociologa palestinese che insegna alla Hebrew University, una scrittrice e un ragazzo che suonando il pianoforte una sera qualunque dà il via al progetto della West Eastern Divan Orchestra di Edward Said e Daniel Barenboim. La storia del primo Picasso esposto a Ramallah e di tanti artisti che attraverso la loro arte testimoniano un modo diverso costruire la pace.
La maggior parte della gente alla domanda ” da dove vieni” risponde semplicemente con una parola: Parigi, Delhi, Tokio, Kiev, osserva Said. Un palestinese ha diversi modi di rispondere, tutti complicati, che riportano a un luogo che non può più essere raggiunto, o non esiste più come villaggio arabo. Lydda oggi è Lod, dove c’è l’ aeroporto di Tel Aviv. ma era una città araba come Ramleh, i cui sessantamila abitanti furono evacuati dalle forza israeeliane nel 1948. A più di cinquant’anni di distanza, come può un ragazzo nato in Kuwait, che vive a Detroit, dire ancora che viene da Lydda?
Da: Lo studio in una valigia
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