Paroles d’Algerie

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L’Algeria è un paese differente da tutti gli altri paesi che si affacciano sul mediterraneo. Ha una storia differente e complessa, poco conosciuta. Bruno Ulmer è partito, con tanto di autorizzazione a girare e intervistare. L’ autorizzazione subito revocata lo ha costretto a girare in maniera alternativa, improvvisando. Il risultato è una una lunga intervista che attraversa l’ Algeria: da Algeri a Orano, da Annaba a Blida, da Orano a Tizi Ouzou, una sorta di road movie. Una voce corale che esprime il proprio dissenso, con lucidità e senza mezzi termini,e  con il timore del ripetersi degli eventi del decennio nero algerino. Lo stato di terrore, del decennio degli anni di piombo algerini, 1991 – 2000, è ben presente nelle nuove generazioni. Le forza di sicurezza hanno punito per anni  tutti coloro che avevano votato e sostenuto il Fronte Islamico di Salvezza vincitore al primo turno delle elezioni del dicembre 1991,il risultato delle elezioni fu soverchiato da un colpo di stato che diede il via alla carneficina: ci furono oltre duecentomila vittime. Le testimonianze raccolte dal regista vanno dal giovane musicista rasta che canta il proprio dissenso al ritmo rap, a un avvocato disilluso , da uno studente al padre di un giovane scomparso mentre cercava di attraversare clandestinamente il mediterraneo. Testimonianze e storie di dolore e voglia di riscatto, che hanno in comune il sogno di un paese libero.

«C’è un sentimento di paura tra i giovani. Scendere in strada vuol dire affrontare Bouteflika, ma, soprattutto, affrontare l’esercito che è dietro di lui. Le conseguenze della strada che si scontra con l’esercito le abbiamo viste in Egitto e in Siria. C’è molta tristezza e una sorta di depressione tra i giovani, che sono molto lucidi sulla loro situazione, la chiamano il male di vivere. Ma ci sono sempre dei motivi di speranza. Hanno coscienza della loro forza e soprattutto hanno un grande amore verso il loro paese. Ed è nell’ amore verso il loro paese che risiede la loro speranza» [Bruno Ulmer]

Bruno Ulmer prima di diventare documentarista ha studiato medicina e lavorato al Pronto Soccorso a Parigi e nella periferia. Parallelamente ha iniziato a realizzare foto e filmare in Super8. Ha iniziato a realizzare dei documentari con un primo film girato sulla metro. In seguito ha esplorato il mondo degli uomini, dei legami familiari e della terra d’origine, con film come Livres de vie (2000), Voyages en méditerranée (2000) e Fils de son père (2000), In seguito ha iniziato un lavoro sulla storia dell’immigrazione in Francia il cui risultato sono stati la serie Français d’ici, Peuples d’ailleurs (2002), e i documentari Casa-Marseille Inch’allah (2002) e Petites Bonnes (2004). Il suo primo lungometraggio, Welcome Europa (2007) ha partecipato alla prima edizione del SalinaDocFest, è uscito nelle sale nel 2008.

Paroles d’Algérie, un documentario  di Bruno Ulmer e Jean-Pierre Sereni. Prodotto da Ladybirds Films (Paris).

www.youtube.com/watch?v=tN5dzBZ9jzk

Vi segnalo alcuni scrittori e romanzi algerini letti negli anni scorsi:
Assia Djerbar : lontano da Medina Giunti 1990. Nel cuore della notte algerina Giunti 1999. Donne d’Algeri nei loro appartamenti Giunti 1998. Le notti di Strasburgo il Saggiatore 2000. L’amore e la guerra Ibis 2010.

Yasmina Khadra: l’ attentatrice Mondadori 2007. Quel che il giorno deve alla notte Mondadori 2009. La parte del morto Mondadori 2010.

Leila Marouane: doppio ripudio Epochè 2008

Malika Mokkedem: storia di sogni e assassini giunti 1997. Gente in cammino Giunti 2005

 

 

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