Cronaca di un affetto
Forse erano più belle, più attraenti, più costose e più profumate, non che ci mancassero i soldi, ma tu volevi spenderli per altre cose. Io ho imparato che chi ha sale in zucca non ha bisogno di incipriarsi, quel che conta è essere intelligenti, uno sguardo dietro alla facciata rivela realtà nascoste, si può dare una mano di tinta, coprire, ma si sa ciò che conta davvero.
Una settimana, sette giorni da martedì a lunedì, per raccontarsi. Tre generazioni di donne che si alternano nella narrazione legando il passato al presente in maniera indissolubile. Le tre donne sono voci che irrompono attraverso la Storia raccontando un quotidiano di guerra, di fame, di sacrifici, di privazioni, di solitudine prima e di riscatto poi. La vita che prosegue negli anni e nelle generazioni rimana sopraffatta da un assordante silenzio: le tre donne parlano, raccontano e si tacciono l’ essenziale. Rimane l’ ombra di quello che è stato, dei sentimenti, delle scelte che diventano segreti invalicabili, mentre la vita regala gioie e dolori. Il passato aleggia silenzioso nello scorrere del tempo, le domande rimangono senza risposta e i giorni della settimana raccontano una storia e quello che rimane: la cronaca di un affetto.
Raccontare le proprie origini è una tentazione infinita. Chiedete a una persona di farlo: parlerà senza smetterla più. Non lascio niente di intentato. Anziché periodo di visite, oggi è periodo di tentativi. Ho tentato: la mia nascita, la Grecia, i dolci di Natale della nonna e altri inizi, inizi di tutti i tipi; ti ricordi, mamma, quando hai conosciuto papà?
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