Lingua d’amore
Guardo attentamente la copia assurda della vecchia cornice d’oro, il marrone sbiadito della fotografia che ha imprigionato un’era. E mi stupisco. Il pesante ritratto ha attraversato i sette mari; dall’altopiano del Deccan in India agli orizzonti piatti e trafitti da vetro e alluminio di Houston, Texas. La sposa minuta,in sari, con i grandi occhi sgranati e nervosi, le labbra appena socchiuse, che arriva a malapena alle costole dello sposo di mezza età.
Una raccolta di otto racconti che narrano la storia del Pakistan. Racconti che si intrecciano alla Storia della Partizione alla guerra dei Diciassette giorni del 1965 tra India e Pakistan. Racconti che attraversano il Pakistan, l’ Afghanistan, gli Stati Uniti: da New York a Houston. Racconti di donne parsi e musulmane che vivono in ambienti protetti dagli estranei, ma non dagli eventi della Storia. Donne completamente disarmate fuori dalle mura di casa come in un paese straniero. Racconti di madri, mogli, figlie e nipoti, di matrimoni e solitudini. Un universo femminile a cui gli uomini fanno da sfondo, sia come mariti che come figli. Racconti sulla diaspora pakistana e sulle differenze del nuovo mondo rispetto alla tradizione parsi. Una scrittura delicata che affronta temi ancora irrisolti come le violenze della Spartizione. Una scrittrice che secondo me rende di più nel romanzo.
Consiglio: la spartizione del cuore, il talento dei parsi, la sposa pakistana e acqua.
Titolo originale Their Language of love, bella anche la copertina dell’edizione inglese, sicuramente più appropriata: nessuna donna ha la leggerezza della donna in sari che si vede nell’ edizione italiana.
Sono cresciuta ascoltando per caso frammenti di conversazione sussurrate riguardo al sadismo e alle bestialità che le donne erano state costrette a subire durante la partizione: ascoltando quello che era accaduto alla sorella, alla figlia o alla nuora di qualcuno , alle donne che Mrs Khan aveva descritto come bottino di guerra.
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