Ouatann ombre sul mare
Verso le diciassette, le pasticcerie tiravano fuori l’ ultima infornata di mille foglie; tra i caffè e i palazzi, la vita distillava una pace bonaria. Poi è arrivato il denaro con i suoi decisionisti e i suoi mafiosi; ponti e grattacieli hanno piantato in terra i loro artigli di calcestruzzo e di acciaio. L’uno dopo l’altro, i quartieri hanno raggiunto il clan dell’affarismo e Tunisi è cresciuta senza ritegno, riempiendo i suoi vuoti, innalzando le sue gobbe, vendendo la sua anima ai quattro venti.
Tunisi 2008, un attimo prima della rivoluzione dei gelsomini, cinque personaggi si ritrovano in una villa sul mare. Michkat, figlia del proprietario della villa è una giovane avvocatessa disoccupata. Rached è un funzionario statale frustato e disposto a tutto per una buona somma di denaro. Mansour è un uomo agli ordini di un capo senza scrupoli. Naceur è un ingegnere che ha visto la propria vita crollare il giorno in cui è stato condannato a 20 anni di carcere e Abderrrazak che tenta di arricchirsi con il traffico di disperati verso l’ Italia. Storie diverse che hanno in comune Tunisi, un villaggio vicino a Biserta, una società allo sbando dove un’intera generazione vive senza sogni e Ouatann che per le popolazioni tra il mediterraneo e il Sahara non è solo la patria, ma un’ intera tradizione condivisa che va dalla lingua alle abitudini e ai gesti fino a un sistema di valori comuni. In un modo o nell’altro ognuno dei personaggi farà i conti con questo senso di appartenenza, cercando un futuro, un lavoro, una prospettiva, un amore per fuggire alle connivenze tra istituzioni e autorità che hanno cancellato l’ identità di un’ intera generazione. Con una scrittura lieve, poetica e a tratti ironica l’ autrice ci restituisce lo spaccato inedito di un paese alla viglia della rivoluzione dei gelsomini.
Più bella la copertina della versione originale: le sedie vuote rendono l’ idea dell’ attesa, di un tempo sospeso, la finestra della versione italiana ferma il tempo.
Era parecchio tempo che non parlavo con un uomo, ammesso che lo abbia mai fatto! Lahzar mi ha amato senza parole, nello spazio di un’estate, quanto al furbacchione che ho avuto la cattiva idea di sposare, gli hanno insegnato a chiacchierare e non a vivere.
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