Perché ci odiano
A meno che non stabiliamo un legame tra misoginia di Stato e misoginia di strada, e a meno che non sottolineiamo la necessità di una rivoluzione sociale e sessuale, le nostre rivoluzioni politiche falliranno – e, altrettanto importante, le donne non saranno mai libere di vivere come cittadine autonome, la cui integrità fisica è garantita dentro e fuori le mura domestiche.
Mona Eltahawy è la voce dietro gli stereotipi imperanti sulle donna musulmane. Il saggio spiega un concetto semplice, dietro cui si racchiude tutta la misoginia e il fervore religioso dell’ islam: ” tu sei il tuo velo. Il tuo velo ha più valore di te.”
“C’era stato un incendio, e avrebbe potuto verificarsi dovunque. Quindici ragazze fra i tredici e i diciassette anni erano morte calpestate, e cinquantadue erano rimaste ferite, quando il fuoco aveva divorato la loro scuola.” L’ incendio si è verificato nel 2002 in Arabia Saudita e quelle ragazze sono morte perché la polizia della moralità aveva costretto le ragazze a non scappare perché non indossavano il velo. Morale tra il velo e la vita meglio il velo. Agghiacciante. Come il fatto che a tutt’oggi l’ Arabia Saudita è l’ unico paese a non avere un codice penale. Il “diritto” è tutelato dalle interpretazioni della legge islamica o shari’a, interpretazioni a discapito della donna che è un oggetto senza voce e senza diritti. Il punto è che nel tempo il velo è diventato una difesa. Una donna velata si sente più sicura di una donna senza velo e l’assurdo è che c’è tutto un movimento di indottrinamento dietro questa scelta. La radicalizzazione dell’ islam ha relegato le donne fra le mura domestiche, sottraendole dallo spazio pubblico e colpevolizzandole quando senza velo. Il velo diventa dunque una forma di tutela da abusi, violenze e test di verginità. Questo è quello che è accaduto a molte dimostranti a Piazza Tahir e in Mohammed Mahmoud Street. Il presidente attuale,al- Sisi, nel marzo del 2011 ha approvato i test di verginità e mentre si rimbalzano le responsabilità delle violenze alle donne si continuano a colpevolizzare le donne. L’autrice stessa ha subito aggressioni dagli agenti e la domanda che le è stata rivolta è: “come hai potuto permetterglielo?” Come aveva potuto permettere agli agenti antisommossa di aggredirla sessualmente e come poteva descrivere con tanta impudenza ciò che era capitato? Risposta: perché non era una brava vergine, una brava vergine sarebbe rimasta a casa e avrebbe salvato sé stessa da quelle mani maschili. Assurdo. Eppure questo è quanto accade e accade di continuo. Come continua ad accadere la mutilazione genitale femminile, i matrimoni combinati tra bambine e uomini molto più grandi, donne costrette a sposare il proprio stupratore per salvare l’ onore della famiglia. Accade che in Arabia Saudita una donna non può guidare la macchina e deve dipendere in tutto e per tutto dal proprio guardiano: padre, marito o figlio. Come sostiene Mona c’è un intero sistema culturale e familiare da abbattere che va dai regimi d’ oppressione alla sfera privata. Una lettura necessaria e illuminante per comprendere cosa si cela davvero dietro il ” cocktail velenoso di cultura e religione” l’oppressione e l’ odio per le donne. Leggetelo e fatelo conoscere!
Grazie Eric del ritaglio di giornale del Venerdì che mi ha fatto aggiornato sull’ uscita del libro.
Le religioni e le culture a dominio maschile, che assecondano la sessualità maschile ricordandosi a malapena dei desideri femminili, farebbero fatica a resistere se non fossero suffragate da molte donne. Io lo so dove nasce quel consenso; conosco bene il bisogno di conformismo. Quel bisogno interiorizza la misoginia e la sottomissione al punto che le madri negano alle figlie lo stesso piacere, lo stesso desiderio che è stato negato loro, e le chiamano ” puttane” se cercano di soddisfarlo. Per sopravvivere, le donne controllano il corpo delle figlie e il proprio, oscurando quel desiderio in nome dell’ onore e del buon nome della famiglia.
https://www.youtube.com/watch?v=Z0hrAMioH4k
www.youtube.com/watch?v=K5TYlEzwzK0
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