La strada stretta verso il profondo Nord
Che cos’è una linea, si chiese, la Linea? Una linea era qualcosa che andava da un punto all’altro – da uno stato di realtà a uno stato di non realtà, dalla vita all’inferno – una lunghezza senza larghezza, come l’ aveva definita Euclide e come lui se la ricordava a scuola. Una lunghezza senza larghezza, una vita senza significato, il tragitto dalla vita alla morte. Un viaggio all’inferno.
1943, 250 mila prigionieri dell’ esercito nipponico tra soldati australiani, prigionieri del posto e schiavi, costruiscono nella giungla e nel fango la Linea ferroviaria tra Bangkok e la Birmania che doveva portare il Giappone alla conquista dell’India. Dei 9000 soldati australiani 3000 morirono di dissenteria, colera, malaria, violenze e malnutrizione. Dorrigo Evans, la voce narrante, è l’ufficiale medico che gestisce un campo di prigionieri e un ospedale. Attraverso continui flaschback, l’ autore ripercorra la vita di Dorrigo Evans: prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Dorrigo è un giovane ufficiale medico, fidanzato con Ella, folgorato dalla passione per Amy. Dorrigo è un prigioniero e un medico che cerca in tutti i modi di opporsi al folle progetto nipponico. Dorrigo è un uomo distrutto e disilluso, vittima delle sue stesse debolezze e dei suoi errori. I salti temporali rincorrono al Storia e la Storia incombe su tutti, compresi sugli ufficiali giapponesi, che diventano altre voci narranti di vero delirio. Alla follia degli ufficiali giapponesi si contrappone la voce dei prigionieri, incapaci di comprendere l’assurdità di un progetto irrealizzabile. Un romanzo di terribile bellezza, perché narra la storia della Linea e degli efferati crimini compiuti dai giapponesi in nome e per conto dell’Imperatore. Pagine di storia poco conosciute e di indicibili sofferenze, cancellate con l’ amnistia del 1956 che libera, di fatto, i criminali di guerra giapponesi, come the Lizard, il Goanna del romanzo. Finale senza redenzione. Dolorosa e necessaria lettura.
Perché alla fine la linea si spezzò, come tutte le linee. Era stato fatto tutto per niente, e niente era rimasto. La gente continuò a bramare significato e speranza, ma gli annali del passato sono solo una narrazione vaga del caos. E da quella rovina colossale. sepolta e sconfinata, ripartì per il suo lungo viaggio la giungla imparziale e solitaria. Di sogni imperialistici e di morti non rimase altro che erba folta.
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