La vita secondo Banana
Comincio a sognare a occhi aperti come sarebbe crescere in un Paese in cui vengo considerata diversa. Un posto in cui sia benvoluta e non debba spiegare la pronuncia del mio nome o che sono cinese. Sarebbe davvero un luogo fantastico, in cui asiatiche e giamaicane sarebbero semplicemente dottoresse, studentesse o manager. Non la dottoressa cinese, la studentessa asiatica o la manager di colore dell’anno. Sarebbe un paese in cui non sarei un membro di un gruppo etnico e non sarei definita esotica; sarei solo io.
Xing li e il fratello Lai Ker rimangono improvvisamente orfani e vengono affidati alla nonna, una ricca anziana donna cinese. La vita nell’immensa abitazione della nonna è completamente diversa da quella trascorsa con la madre in un piccolo appartamento a fare i conti per arrivare a fine mese. Il cambiamento è radicale e Xing Li si ritrova a dodici anni ad affrontare la tradizione cinese della vita domestica della nonna, il bullismo che deve subire nella nuova e costosa scuola, la West Hill Indipendent così diversa dalla St. George, la vecchia scuola dove le compagne di classe avevano nomi come Chatterjee o Angobung invece dei doppi pretenziosi e altisonanti nomi inglesi. Lai Ker è il fratello geniale e rivoluzionario che vuole cambiare il mondo con lo slogan MGDFS, ovvero i musi gialli devono farsi sentire. Le velleità rivoluzionarie di Lai Ker si infrangeranno velocemente contro le rigide regole scolastiche e sociali. Nella grande casa insieme a Xing Li, oltre alla nonna e al fratello, la zia Mei, un’attrice alla ricerca del ruolo decisivo per la sua carriera e lo zio Ho che trascorre le giornate chiuso in casa con un rigido protocollo di vita. Attraverso le giornate e le notti insonni di Xing Li, il romanzo affronta il delicato tema dell’integrazione e quello drammatico del bullismo. La diversità di Xing Li è il tema centrale del romanzo che rende conflittuale il rapporto con la nonna strettamente legata alle proprie origini cinesi. Diversità che è causa dei brutali atti di bullismo che subisce a scuola. Una diversità che trova armonia solo nel legame con Jay, un ragazzo di origini cinesi – giamaicane che insegna a Xing Li il significato delle parole amicizia e amore. Una narrazione in prima persona, ironica e drammatica condita da colpi di scena, lacrime e sorrisi. Un romanzo ponte tra l’ Oriente e l’Occidente del mondo di oggi. Finale sorprendente. Più adatta a Xing Li la copertina della versione originale.
Ma come faccio a essere orgogliosa di essere cinese quando, se non lo fossi, Shils mi lascerebbe in pace? Non si prenderebbe gioco del mio nome cinese, non deriderebbe i miei capelli neri e non mi chiederebbe se nonna mi ha cucinato carne di cane per cena. Se non fossi cinese, non subirei tutta questa pressione per essere brava in matematica e avrei delle tette più grandi. Non dovrei preoccuparmi della gente che sbaglia il mio nome. Sarei uguale a tutte le persone che si vedono in tv e non dovrei spiegare che casa mia è a Londra, non in Cina.
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