La casa dei quattro venti
Mentre la massima aspirazione di Iskander era di controlla re il mondo e quella di Esma di cambiarlo da cima a fondo, Yunus voleva solo comprenderlo. Niente di più.
In un piccolo paese sulle sponde dell’Eufrate, Pembe e Jamila nascono a pochi minuti di distanza l’una dall’altra. Il destino porta Jamila a Londra mentre Pembe diventa levatrice. Jamila ha tre figli e un marito che un giorno decide di andarsene. Pembe ha tutti i bambini che mette al mondo e una vita solitaria. Jamila lavora in un salone di bellezza e si innamora di Elias. Dopo una lettera della sorella Pembe parte per Londra. Nel frattempo Iskander rimane affascinato dalle parole di un giovane estremista, Esma cerca la propria immagine e Yunus diventa la mascotte di un gruppo di giovani che occupo una villa alla fine della strada. Disagi adolescenziali e disagi culturali bloccano i giovani figli di Jamila in un presente di silenzi, segreti rancori e incomprensioni. Jamila è incapace di avere un dialogo con i figli e cosi chiede consiglio alla lontana sorella. In un continuo intrecciarsi di flashback che va dagli anni cinquanta agli anni settanta e ottanta, da Londra al villaggio sull’Eufrate a Istanbul ci regala uno spaccato di vita, di tradizioni legata a una cultura arcaica. L’alternarsi delle voci narranti ci trasmette una storia di sentimeti in bilico tra violenza, paura e desiderio di libertà. Finale inaspettato. Puro realismo magico.
Le parole, come tribù erranti, non avevano fissa dimora. Si muovevano in continuazione, sparpagliandosi in lungo e in largo su tutta la terra.
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