Bilal

We decided to leave for our destiny, per il nostro destino.

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Fabrizio Gatti si spoglia della propria vita per diventare Bilal, per raccontare il dramma di coloro che dal Sud del mondo, partono per approdare al di là del mare,

Bilal, oggi può essere un corpo dentro un sacco mortuario dentro un hangar dell’ aeroporto di Lampedusa. Bilal oggi può essere un bambino che non è riuscito a salvarsi o un ragazzo che invece è stato tratto in salvo.sulle nostre coste. Bilal attraversa paesi e frontiere, sale su camion e motoscafi, Bilal è uno di loro che dà voce alle loro storie. Bilal ci racconta gli interessi dietro la nuova tratta degli schiavi.

Dolorosamente necessario, per conoscere e comprendere e non dimenticare.

Mohamed, 31 anni. Arriva da Banjul,Gambia. Vado in Svizzera, ammette. Con semplicità come se fosse sul rapido Parigi-Ginevra.

Daniel e suo fratello Stephen sorridono: quasi mille chilometria piedi: Zinder, Birmin-Konni,Tahoua, Agadez. Quasi un mese di cammino.

“Mi chiamo Bill ” si presenta, ” lui è Aloshu.Veniamo dalla Liberia. Siamo partiti in tre, una settimana fa dal campo profughi di Buduburam in Ghana.”

 

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