Io Khaled vendo uomini e sono innocente
Il potere è di chi ha le armi. Chi ha i soldi ha le armi, chi ha le armi ha i soldi. Chi ha armi e soldi ha il potere. Su questo il paese non è cambiato. Prima era il regime di Ghedaffi, oggi è il regime dei tanti Ghedaffi minori.
Khaled è libico, è un giovane uomo, ha partecipato alla rivoluzione per deporre Ghedaffi e ora si occupa del più redditizio affare di traffico di esseri umani. Khaled è fiero del proprio potere, della ricchezza che ottiene, della casa che vuole comprare in Turchia e della forza che esercita attraverso le armi. Khaled si racconta lucidamente, senza filtri. Khaled organizza le detenzioni, le traversate, decide chi, quando e quanto. Khaled gestisce affari, non uomini. Khaled tratta numeri, non storie, Khaled ordina e ferisce corpi, non volti. Khaled voleva fare l’ingegnere, ma Ghedaffi ha infranto i suoi sogni e ora si occupa di costruire una nuova Libia a proprio uso e consumo. Khaled non ha sentimenti e non prova emozioni, Khaled non si sente un criminale, uno stupro è un momento di cui vantarsi con gli amici.
Con una narrazione incalzante, che segue il ritmo incessante delle ore e dei giorni di Khaled, Francesca Mannocchi ci restituisce lo spietato ritratto di un carnefice e trafficante di uomini donne e bambini. Attraverso il delirante flusso di coscienza di Khaled, l’autrice ci descrive un paese, la Libia, completamente nel caos e in mano ai mercenari.
Lettura doverosa e necessaria.
Perché sanno chi sono, sanno che ho uomini negli uffici giusti e che posso convincerli a chiudere un occhio quando serve, sanno che possono fidarsi perché ho sempre liquidità e che ce l’ho proprio perché faccio partire i negri. Così tutto si tiene. I negri sono la nostra garanzia di liquidità, mamma. I negri sono l’olio dell’ingranaggio. Perché pensi di non fare la coda alle banche come gli altri te, per avere un pò di elemosina dei vostri risparmi? Perchè i negri sono il nostro cash che non finisce mai. Ci sarà sempre un gruppo di africani che vuole partire.
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