Shooting the Mafia

“Sono sempre stata una donna in lotta, senza saperlo”. Così dice di sé la siciliana Letizia Battaglia, 84 anni e la testa lucidissima, nel documentario che le dedica Kim Longinotto,

Un ritratto personale e intimo di Letizia Battaglia, fotografa palermitana e fotoreporter per il quotidiano L’Ora. Sposata prestissimo, a 16 anni, Letizia tradisce e lascia il marito, dal quale rischia di farsi sparare addosso. ” La sua storia la sapeva tutta Palermo,” racconta un amico. Letizia  Battaglia approda alla fotografia solo dopo aver compiuto quaranta anni. Una professione  iniziata per caso, con i primi scatti per il quotidiano siciliano: la fotografia di strada, per documentare la vita delle periferie, la povertà di una città ostaggio di retaggi culturali indelebili  e le donne siciliane.  Le sue foto, rigorosamente in bianco e nero, ritraggono i morti della mafia ma anche i mafiosi in pieno volto, spesso umiliati dai suoi scatti negli attimi successivi all’arresto e alla detenzione durante il maxi processo di Palermo del 1986.
Quel che interessa a Longinotto – ben consapevole della fascinazione che ancora oggi i padrini corleonesi esercitano all’estero – è l’approccio di Letizia Battaglia ai suoi soggetti. Il fatto, cioè, che vedesse (e ritraesse) la mafia per quel che era: “gente sciatta e vestita male”, lontana dall’epica moderna del gangster-chic, di cui era inevitabile avere paura. “La mafia a Palermo è ovunque – avverte apocalittico un giornalista inglese in una delle corrispondenze montate all’interno del film – anche al cimitero”. Intrecciando interviste e testimonianze d’archivio, Kim Longinotto racconta la vita di una donna, artista passionale e coraggiosa e mostra non solo un’esistenza straordinaria e anticonformista, ma anche un drammatico spaccato di storia italiana.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.