Austerliz

Sedeva in disparte, tutto solo, su una panchina. Le gambe, nei loro calzettoni bianchi, erano sospesa a mezz’aria e, non fosse stato per lo zainetto che teneva abbracciato in grembo, credo non lo avrei riconosciuto, disse Austerliz. Così. invece, grazie allo zainetto lo riconobbi e, per quanto a ritroso potessi andare con il pensiero, per la prima volta mi ricordai di me stesso comprendendo che proprio lì, in quella sala d’aspetto, ero giunto in Inghilterra oltre mezzo secolo addietro.

Jacques Austerliz è un professore di storia dell’architettura che vive a Londra. E’ da sempre alla ricerca delle origini dell’architettura, della simbologia degli spazi, delle sezioni e delle strutture degli edifici. Attraversa l’Europa per approfondire e fare ricerca e un giorno ad Anversa incontra un uomo e tra i due nasce un rapporto particolare, fatto di incontri casuali, negli alberghi e nei traghetti che solcano la Manica. Anni di incontri e anni di silenzio, nessun appuntamento, nessuna data. Poi un giorno Austerliz e l’uomo si incontrano nuovamente, e le loro chiacchierate diventano serrate finché, sera dopo sera, ricompongono il passato di Austerliz: un bimbo messo su un treno e mandato in Inghilterra, insieme ad altre centinaia. La madre. una giovane attrice ebrea, accompagna Jacques alla stazione certa di una breve separazione. La madre pianifica la fuga del marito, certa di un’altra breve separazione. L’idea è quella di salvarsi, separandosi per poi riunirsi a Londra. La storia, nel suo cinico corso, salva solo il piccolo Jacques, la madre e il padre finiranno deportati.
Il romanzo è un viaggio nel tempo e nella memoria. Un viaggio disperato, difficile, tormentato. Un viaggio che diventa esso stesso il significato della vita di Austerlitz alle prese con quella memoria che in un attimo riporta a galla momenti, volti, profumi, istanti della vita finiti.
Le fotografie che Sebald inserisce probabilmente hanno questa funzione: elaborare il trauma e il lutto e rendere reale un passato assurdo. 
W.G.Sebald, ricostruisce con lucidità la storia di un uomo e di un’intera generazione di profughi.
Austerlitz è un libro impegnativo e profondamente letterario, ma anche intensamente umano e intimo, che riesce a raccontare la tragedia dell’olocausto.

Da quando i Tedeschi avevano emanato le loro disposizioni relative alla popolazione ebraica, lei poteva fare i suoi acquisti solo a determinate ore; non le era consentito salire su un taxi, in tram doveva viaggiare nell’ultima carrozza. caffè, cinema, concerti, e in generale qualsiasi raduno le erano preclusi. Non poteva nemmeno più calcare le scene, e le rive della Moldava, i giardini e i parchi, che tanto aveva amato, ora le erano interdetti. Non c’è luogo in mezzo al verde, disse una volta, dove io possa ancora andare, e solo adesso capisco veramente, aggiunse, com’è bello starsene appoggiati senza pensieri al parapetto di un battello che va solcando il fiume.