Canto della pianura
Quando la ragazza lasciò il caffè, la sera non era ancora fredda. Ma si stava facendo pungente e carica di un senso di solitudine autunnale. C’era qualcosa di indefinibile sospeso nell’aria.
Holt, Colorado. Tom Guthrie è un’insegnante incapace di reagire alla depressione della moglie. Ike e Bobby, figli di Tom e Ella non sanno cosa sta accadendo alla loro famiglia. Victoria è una studentessa incinta, e una sera trova la porta di casa sbarrata. I fratelli Mecpheron vivono insieme al loro bestiame in una fattoria fuori città, lontano dalla vita: da tutto e da tutti. Maggie Jones è la donna che ha il compito di riannodare i fili delle vite di Holt. Personaggi anonimi, persone qualunque alle prese con un quotidiano di fatica e difficoltà, di dolori e delusioni. Il secondo libro della Trilogia della Pianura riporta il lettore nella cittadina di Holt e mantiene la struttura corale, funzionale per l’ autore per questo tipo di storia. Ogni capitolo ha per titolo il nome di un personaggio e ogni capitolo è un passo verso la decisione che ognuno deve prendere. Tutti i personaggi devono decidere cosa fare della propria vita: un semplice movimento o una svolta definitiva. Sullo sfondo, le grandi praterie, il cielo, la polvere della provincia americana. A connotare il destino di ciascuno, una grande dignità e una grande innocenza. Un romanzo essenziale, fatto di dialoghi scarni e asciutti e di brevi istantanee che colpiscono per la loro immediatezza. Un capolavoro di realismo. Splendida la traduzione di Fabio Cremonesi
Due uomini anziani e una ragazza di diciassette anni seduti al tavolo sparecchiato di una sala da pranzo di campagna, dopo cena, mentre fuori, oltre la pareti di casa e la finestre senza tende, un gelido vento del nord scatenava l’ennesima tempesta invernale sugli altopiani.
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