Cinecittà
Mentre mangiavamo, ho tenuto gli occhi incollati sul piatto. Ecco qui un uomo e una donna nati nel medesimo paese, che per lui è la Palestina e per lei è Israele, la capitale la stessa per entrambi, ma lui la chiama Al- Quds e lei Gerusalemme. Lui non parla l’ebraico e lei non parla l’arabo. Di certo anche Nadim in quel momento stava pensando a quanto possono essere lontani fra loro due esseri umani che vivono nello stesso paese e che sono separati solo da cinquanta minuti di macchina.
Lizzie è a Roma per un convegno sulla pace. E’ una scrittrice affermata, figlia di sopravvissuti alla Shoah e nel suo intervento racconta la storia della sua famiglia e sostiene le ragioni delle stato di Israele. Poco dopo prende la parola Nadim: Nadim è un arabo colto, che ha studiato a Roma e vive a Gerusalemme, dopo cerca di sopravvivere alle attese ai posti di blocco e al rinnovo del permesso di soggiorno della moglie Laila, originaria di Gaza, che secondo le leggi dello stato di Israele non può risiedere a Gerusalemme.
Attraverso le pagine dei tre capitoli il legame che unisce Lizzie e Nadim diventa più profondo, difficile e sincero fino ad arrivare al punto di scrivere un libro e girare un documentario sulla loro amicizia che si infrange continuamente contro la difficile realtà di Gerusalemme Est e Ovest, delle ragioni di entrambi e del dolore e delle incomprensioni che l’uno causa all’altro.
Attraverso lunghi intervalli di silenzio Lizzie e Nadim si incontrano prima a Tel Aviv e poi a Gerusalemme, dove Lizzie deve affrontare un terribile lutto del passato insieme alla paura di attentati e dei posti di blocco. Emerge così una realtà mai percepita prima da Lizzie, borghese di Tel Aviv, che aveva un rapporto con gli arabi palestinesi sollo di superficialità e luoghi comuni. Nadim a Tel Aviv trova un attimo di sollievo, di normalità prima delle attese ai check point, delle perquisizioni e delle attese per il rilascio di documenti, suoi e della moglie Laila.
L’entusiasmo per il progetto del libro e del documentario porta Lizzie e Nadim a scardinare la diffidenza e a immedesimarsi uno nella storia dell’altro, con l’obiettivo sconfiggere i pregiudizi della propria gente.
Il rapporto di amicizia intenso e difficilissimo, profondo e ambiguo, intimo e saltuario, con lunghi intervalli di silenzio, pieno della speranza di scrivere un libro a quattro mani o di girare un film come se si fosse a Cinecittà, si infrange continuamente contro la realtà drammatica che divide i due popoli nella stessa città di Gerusalemme, divisa in zone opposte, Est e Ovest, nelle quali si fronteggiano gruppi che non vogliono sentir parlare di deporre le armi, di smettere le persecuzioni, i posti di blocco, gli attentati sul bus, nei caffè.
Dal libro si capiscono le situazioni quotidiane difficilissime nelle quali si trovano a vivere tanto gli israeliani quanto i palestinesi. Nadim, sempre in pericolo, tiene in macchina un libro di David Grossman, gli potrebbe essere utile ad uno dei tanti posti di blocco, di cui ha una mappa dettagliata che regala a Lizzie, per proporsi come uomo di pace e non come potenziale terrorista. Cinecittà è la parola del sogno, quel sogno di pace che appare sempre più evanescente e lontano. Per Lizzie è una sconfitta, proverà almeno con l’aiuto di un avvocato amico a combattere per il diritto di Laila di abitare liberamente a Gerusalemme e a spostarsi secondo le esigenze di famiglia. Ma anche questo obiettivo sarà mancato.
“Questo libro è dedicato alla madre di Nadim e a tutte le madri che sono riuscite a indurre i propri figli a scegliere la pace e non la guerra”
È l’epigrafe di “Cinecittà”, questo libro importante, difficile, triste, nelle cui pagine finali si affaccia un piccolo motivo di speranza, la consapevolezza di Lizzie Doronche in questa ardua battaglia non è del tutto sola.
Al posto dei fiori” ha detto porgendomi un rotolo di carta.
Un Picasso?”
Si è messo a ridere. ” No, è qualcosa di un po’ più surrealista.”
Cos’è” ho chiesto srotolando il foglio sul cofano.
E’ una mappa che segnala tutti i posti di blocco.”
Ha riso di nuovo. Stavo per ringraziarlo, ma mi sono bloccata.
Quanti colori” ho osservato, tanto per dire qualcosa.
Una linea rossa è un posto di blocco fisso, una linea viola segnala un posto di blocco temporaneo. Un cerchio azzurro con in mezzo una X designa l’ultimo posto di blocco prima del confine con Israele; un cerchio rosso sempre con la X significa un posto di blocco costantemente sorvegliato; un cerchio rosso attraversato da una striscia è un posto di blocco sorvegliato solo ogni tanto…”
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