Come il vento tra i mandorli
Il coraggio, capii, non era la mancanza di paura: era l’ assenza di egoismo, era mettere il bene di qualcun altro prima del proprio.
Palestina, metà degli anni cinquanta: Ichmad scopre da piccolo la paura, il coprifuoco, la violenza e il dolore. Ichmad attraverso i rami del mandorlo del giardino osserva arabi ed ebrei. Il mandorlo è ” Shahida” il testimone e, l’ ulivo alla sua sinistra è ” Amal” la speranza e, quello a destra è “Sa’dah” la felicità. Tutta la storia di Ichmad ruota attorno a questi tre nomi. La speranza di una borsa di studio all’ università di Gerusalemme è il primo passo verso la felicità, che poi anni dopo diventa la possibilità di un dottorato negli Stati uniti e poi un lavoro e un matrimonio. Ichmad, come il mandorlo è testimone della forza della passioni. Ichmad ha un talento speciale per la matematica e una passione per Albert Einstein. La storia di Ichmad è forza e passione e dolore e sacrifici, come quando da ragazzo dopo una giornata di lavoro in cantiere accetta la proposta del professor Mohammad di riprendere a studiare matematica. La storia di Ichmad è la storia della sua famiglia e di come la percezione di un dolore può cambiare radicalmente l’ intero corso di una vita, come nel caso del fratello Abbas e del nipote Khaled.
Dico sempre ai miei ragazzi di seguire le proprie passioni. La mia infanzia mi ha insegnato che una goccia insistente può bucare la roccia. Ho imparato che la vita non si compone solo di ciò che ci accade, ma anche delle reazioni che scegliamo di avere. L’ istruzione è stata la mia ancora di salvezza; e, grazie a essa, sono stato in grado di elevarmi al di sopra delle circostanze in cui ero costretto a vivere.
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