Come una rana d’ inverno – Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz
Giungono voci da lontano. Sono voci incerte, da prima, esitanti. Cercano nelle battute di un dialogo, un punto di appoggio o meglio, una ragione per dire. Dire cosa? Sono voci sulla Shoah, l’ esperienza dello sterminio vissuto da donne che al tempo di quella esperienza erano molto giovani. L’ esitazione ad entrare nel discorso è questa: qualcosa è accaduto, ma non è un’ esperienza nel senso umano, magari tremendo, ma umano della parola, come la guerra. E’ qualcosa che si sporge nel vuoto, sopra un abisso. Certo, lo puoi raccontare, non è indicibile. Ma le voci che parlano si rendono conto di un ostacolo enorme, come di un disturbo neurologico. Non è l’ incapacità di narrare, ma l’ incapacità della cosa di essere narrata.
Le voci esitano, sostano con pudore da un lato, accanto alla memoria delle loro stesse vite. Sono di fronte a una scena che non si poteva esprimere allora e non si può esprimere adesso:
Dalla presentazione di Furio Colombo.
Daniela Padoan raccoglie le testimonianza di tre donne, Liliana Segre, Giuliana Tedeschi e Goti Baeur, sopravvissute al campo di Aschwitz- Birkenau, in una lucida e accorata narrazione.Una lettura indispensabile per non dimenticare.
“E’ accaduto, quindi può accadere di nuovo.
Questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”
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