Dora Bruder
Questi vicoli sono vicini a rue de Pipcus e al collegio del Sacro Cuore di Maria, da dove Dora Bruder sarebbe scappata una sera di dicembre in cui forse su Parigi era caduta la neve. Ecco il solo momento del libro in cui, senza saperlo, mi sono avvicinato a lei, nello spazio e nel tempo.
Il 31 dicembre 1941 i genitori di Dora Bruder denunciano la scomparsa della figlia con un annuncio su Paris- Soir. Cinquant’ anni dopo l’ autore si imbatte casualmente in quell’ annuncio. Inizia così il percorso di Modiano alla ricerca di notizie su Dora Bruder. L’ autore vuole scoprire i motivi di questa scomparsa, capire come si svolgeva la sua vita, risalire alle fonti per comprenderne la fine, drammatica, di un’esistenza infelice, simbolo di tante altre esistenze analoghe. Attraverso i registri dell’ epoca lo scrittore viene a conoscenza della data di nascita di Dora, chi sono i genitori e dove abitano. Attraverso testimonianza dirette e non si profila la storia di una giovane ragazza nella Parigi degli anni quaranta. Modiano ripercorre fisicamente i luoghi di Dora, attraverso una città che ha cancellato i luoghi dell’ occupazione. Il 13 agosto 1942 è documentato il suo internamento nel campo di Drancy, proveniente da quello delle Tourelles. Dora viene deportata ad Auschwitz con il padre otto mesi dopo la fuga. Nel romanzo rimangono senza risposta tutte le domande che riguardano la giovane, sul motivo della sua fuga e su chi fosse con lei. La Storia ha cancellato tutto. Modiano ricostruisce i fatti ricercando tra documenti personali, testimonianze e registri di polizia. Ripercorre le strade per lei come in una sorta di omaggio postumo.
Ignorerò per sempre come passava le giornate, dove si nascondeva, in compagnia di chi si trovava durante l’ inverno della sua prima fuga e nelle poche settimane di quella primavera in cui scappò di nuovo. E’ il suo segreto. Povero e prezioso segreto che i carnefici, le ordinanze, le autorità cosiddette d’ occupazione, il Deposito, le caserme , i campi, la Storia, il tempo – tutto ciò che insozza e distrugge – non sono riusciti a rubarle.
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