Gilead

GileadNon voglio pensare a cosa darei per mille mattine come questa. Per due o tre. Tu avevi la tua camicia rossa e tua madre indossava il suo vestito azzurro.

John Ames è un pastore congregazionalista di Gilead. Ha 76 anni, una moglie più giovane Lila e un bambino. Nella primavera del 1956 decide di scrivere una lettera al giovane figlio. Una lettera che diventa testimonianza di una vita, di una famiglia, di una storia. Nelle pagine che si susseguono, John racconta la sua infanzia e adolescenza, gli anni della Depressione e della decisione di seguire le orme del padre e del nonno, entrambi pastori. Narrando le vicende familiari, John racconta un paese: l’ Iowa e gli Stati Uniti. Il nonno è stato un abolizionista radicale, guerrigliero accanto a John Brown, mentre il padre era un pacifista convinto. L’amico di sempre, il reverendo Boughton è il compagno di una vita di sermoni e lunghe chiacchierate. Una narrazione univoca, di personaggi che si specchiano e si riflettono in John Ames, un lungo flusso di pensieri e ricordi, dubbi e domande senza risposta. Attraverso le pagine John racconta al figlio sé  stesso, senza pudore senza nascondersi. Il ritratto che ne emerge è quello di un uomo solo, che ha trascorso pomeriggi e anni chiuso in una stanza a scrivere sermoni, lontano dalla vita e che ha iniziato a vivere nel momento in cui Lila è entrata un giorno in una chiesa.

Volevo lasciarti una testimonianza ragionevolmente franca del mio lato migliore, e adesso mi sembra che ci vedrai soltanto un vecchio che combatto con la difficoltà di capire contro cosa sta combattendo,

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