Il cacciatore di nazisti
Alla Croce dorata Mengele incontrò un italiano, nome in codice ” Nino” che gli chiese una fototessere per preparargli una carta d’identità tedesca a nome Helmut Gregor.
Dissimulando una moltitudine di crimini sotto l’occupazione ufficiale di perito tecnico, Helmut Gregor si trasferì a Bolzano. A suo agio tra gente che aveva sperato in un’annessione hitleriana della città, Gregor fu contattato da un certo ” Kurt” che gli diede istruzioni sull’ultima fase della fuga dall’Europa. A luglio salperà da Genova alla volta dell’Argentina.
Il cacciatore di nazisti: vita di Simon Wiesenthal.
Il libro ricostruisce attraverso lunghe interviste tra l’autore e Simon Wiesenthal, la storia privata e pubblica di un uomo che è diventato ” il persecutore dei carnefici” e memoria storica dell’Olocausto.
Simon Wiesenthal era un ingegnere di origine ebraica. Superstite dell’Olocauso dedicò gran parte della sua vita a raccogliere informazioni sui nazisti in latitanza per poterli rintracciare e sottoporre a processo.
Wiesenthal fu liberato dalle forze statunitensi il 5 maggio 1945 dal campo di concentramento di Mauthausen. Quando i soldati lo trovarono, pesava meno di 45 chilogrammi ed era senza forze. Appena si rimise iniziò a lavorare per conto dell’esercito statunitense, raccogliendo informazioni per i processi contro i crimini di guerra nazisti. Nel 1947 lui ed altri trenta volontari fondarono il “Centro di documentazione ebraica” a Linz, in Austria, per raccogliere informazioni per futuri processi. Quando Stati Uniti ed Unione Sovietica persero interesse nel perseguire ulteriori crimini di guerra, il gruppo fu messo da parte.
Ciò nonostante Wiesenthal continuò con la raccolta di informazioni nel suo tempo libero, mentre lavorava a tempo pieno per aiutare le vittime della Seconda guerra mondiale. Durante questo periodo Wiesenthal fu essenziale per la cattura di uno degli ideatori dell’Endlösung, Adolf Eichmann (il quale ne divenne l’organizzatore logistico dopo aver partecipato alla Conferenza di Wannsee in cui prese corpo tale progetto). Dopo l’esecuzione di Eichmann in Israele nel 1962, Wiesenthal riaprì il “Centro per la documentazione ebraica”, che cominciò a lavorare su nuovi casi.
Tra i suoi successi più clamorosi vi fu la cattura di Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank. La confessione di Silberbauer aiutò a discreditare la voce che Il diario di Anna Frank fosse un falso. In questo periodo Wiesenthal localizzò nove dei sedici nazisti messi sotto processo nella Germania Ovest per l’uccisione degli ebrei di Leopoli, città dove visse egli stesso. Tra gli altri criminali catturati vi furono Franz Stangl, il comandante dei campi di concentramento di Treblinka e Sobibor che morì sei mesi dopo la condanna all’ergastolo, scontando così solo 18 secondi per ognuno dei suoi 900.000 omicidi. E il suo vice Gustav Wagner, insignito personalmente da Himmler della croce di ferro per “l’abilità nello sterminio”, si suicidò in Brasile mentre, a conclusione di una lunga di battaglia burocratica, stava per essere estradato in Germania. A Wiesenthal si deve la cattura ed estradizione di Hermine Braunsteiner-Ryan, una casalinga che viveva a Long Island, New York, che durante la guerra aveva supervisionato l’uccisione di centinaia di donne e bambini.
Nelle lunghe interviste emergono anche gli errori e le delusioni, come il tormentato e infruttuoso tentativo di portare alla sbarra Josef Mengele,l’angelo della morte di Auschwitz. Il libro analizza dettagliatamente eventi cruciali del XX secolo attraverso toccanti e inedite testimonianze
Può darsi che non sapessero tutta la verità riguardo ai campi della morte, ma devono pur aver notato qualcosa dopo che Hitler invase l’Austria, il 12 marzo 1938. Non è possibile che non si siano accorti che le uniformi nere delle SS portavano via i loro vicini ebrei. I figli tornavano a casa e raccontavano che i compagni ebrei erano stati buttati fuori dalla scuola. Avranno pur visto le svastiche sulle vetrine in frantumi dei negozi ebraici saccheggiati. Saranno pur passati accanto alle macerie delle sinagoghe date alle fiamme nel 1938, durante la ” Kristallnacht” la notte dei cristalli. La gente sapeva, ma molti si vergognavano e preferirono voltarsi dall’altra parte. La gente conosceva molto di più di quanto fosse disposta ad ammettere, anche a se stessa: da qui l’immane senso di colpa da cui oggi tanti sono afflitti.
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