Il ministero della suprema felicità
Le donne non sono autorizzate. Le donne non sono autorizzate.
Le donne non sono autorizzate.
Era per proteggere la tomba dalle donne o le donne dalla tomba. Tilo non lo domandò.
Un lungo viaggio nel vasto mondo del subcontinente indiano: dai vicoli della vecchia Dehli ai scintillanti centri commerciali della nuova metropoli fino alle valli e alle cime innevate del Kashmir dove la guerra è pace e la pace è guerra.
Anjum srotola un consunto tappeto persiano nel cimitero della città vecchia e li accoglie un variegato numero di persone e storie. Tilottama è una presenza forte e allos tesso tempo un’assenza amara nella vita di tre uomini. Una notte, una bambina appare all’improvviso su un marciapiede, in una culla di rifiuti. Come anni prima un’altra bambina che poi è stata adottata da Anjum e dal Khwabgah. Poi un pellegrinaggio cambia il destino di altre vite. Un romanzo corale, che attraverso le voci narranti racconta storie e geografie di un immenso mondo di uomini e donne, di ultimi e di signori della guerra, di case e di stanza dove si snodano sussurri e grida, lacrime e sorrisi. La salvezza per ognuno è un gesto d’amore, volontario o involontario, va bene tutto nelle difficoltà della vita: tra chi non si arrende e continua a lottare perché ci sono fragilità che sono in grado di portare avanti guerre personali e tra i confini e oltre i confini.
Un romanzo profondamente umano.
Di chi era la colpa? Chi aveva lasciato per strada la confezione di mango Frooty ( fresco e sugoso)? L’India o il Kashmir? O il Pakistan? Chi ci era passato sopra in macchina? Fu istituita una commissione per indagare sulle cause del massacro. I fatti non vennero mai accertati. Non fu condannato nessuno. Questo era il Kashmir. La colpa era del Kashmir.
La vita andò avanti. La morte andò avanti. La guerra andò avanti,