Il simpatizzante
Il mese in questione era aprile, il mese più crudele. Il mese nel quale una guerra che andava avanti da tempo immemorabile cominciò a perdere i pezzi, come succedeva regolarmente a tutte le guerre. Un mese fondamentale per gli abitanti della nostra piccola parte di mondo, e irrilevante per quasi tutti gli altri, in qualunque angolo di mondo si trovassero.
Saigon Aprile 1975, a bordo di un C-130 il Generale, la sua famiglia e i suoi uomini, lasciano il Vietnam. Il Generale crede in Dio, nella patria, nella famiglia, nei francesi e negli americani e più di tutto, crede al suo Capitano. Il capitano che prepara la fuga, che organizza i documenti del gruppo, profughi per necessità, che predispone la nuova vita, i conti in banca e i documenti per aprire un ristorante: l’uomo dal quale dipende tutto.
Il Capitano è in realtà una spia, un uomo con due facce che fotografa in gran segreto ogni istante della nuova vita del singolare gruppo e invia tutto, via Parigi a Man, suo addestratore tra le fila Vietcong. Il legame tra Man e il Capitano è un legame antico e saldo: il Capitano, figlio di un prete cattolico francese e di una vietnamita, viene mandato al college in America da Man, con il compito di apprendere la mentalità degli Stati Uniti. Una vita intera pianificata: gli studi in America, il rientro in Vietnam, l’arruolamento, i contatti con il Generale, il ruolo di coordinatore di tutto. Il Capitano svolge ogni compito con freddezza e razionalità, bevendoci sopra, appena la giornata lo permette. Nessun passo falso, eppure tutto precipita: volare in Thailandia per preparare un esercito ribelle diventa un passo fatale.
Un romanzo che racconta un uomo e le sue due menti diverse, di un rivoluzionario che affronta la caduta dei suoi ideali con domande senza risposta e quando le azioni rimangono sospese e senza logica, comprende di essere stato solo un’altra pedina, in un incredibile gioco di vita e di morte.
Un romanzo inedito sulla guerra del Vietnam e sullo spionaggio: personaggi memorabili.
Bang bang era lo sparo dei ricordi, che risuonava nelle nostre menti, perché non potevamo dimenticare l’amore, non potevamo dimenticare la guerra, non potevamo dimenticare le persone amate, non potevamo dimenticare i nemici, non potevamo dimenticare la patria, non potevamo dimenticare Saigon.
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