Io, Caterina
Tutto si compì. Caterina pretese un guardaroba nuovo, da donna e annunciò con voce ferma che avrebbe adempiuto al suo dovere. In lei, la fierezza superava il timore.
“Se scrivessi la mia biografia, stupirei il mondo” ha detto Caterina Sforza. Figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, Caterina ha dato prova del suo carattere già a dieci anni, quando si è proposta per diventare la moglie di Girolamo Riario, in sostituzione della cugina undicenne, giudicata troppo giovane per consumare il matrimonio. Dotata di una cultura vastissima, si è distinta in discipline considerate appannaggio esclusivo degli uomini, come l’alchimia, la chimica e le arti belliche. Dopo la morte del marito, ha governato da sola Imola e Forlì, guidando persino l’esercito in battaglia. Durante l’assedio della rocca di Ravaldino, non si è lasciata mettere con le spalle al muro da chi le aveva intimato di arrendersi, minacciandola di ucciderle i figli; al contrario, Caterina ha risposto sollevando la gonna e urlando: «Fatelo, tanto qui ho lo stampo!». Nella sua breve vita, Caterina ha fatto di tutto, tranne scrivere una biografia. Seicento anni dopo, è una sua discendente, Francesca Riario Sforza, a celebrare la sua antenata in un romanzo che ci restituisce l’immagine di una donna in anticipo sui tempi, che non si è rassegnata al ruolo di moglie e madre, ma ha lottato per farsi strada in un mondo dominato dagli uomini. Una donna forte, indipendente e incredibilmente moderna. Una lettura che mi ha impegnato per circa un mese, data l’assenza nel testo di un albero genealogico e di note storiche a margine, dato l’intenso periodo storico preso in considerazione per la biografia di Caterina. E’ stato piuttosto difficile seguire il romanzo senza alcun riferimanto storico, dovendo ogni volta consultare un testo di storia e wikipedia: non tutti siamo esperti di storia contemporanea. Così rischia di diventare un testo per addetti ai lavori.
Credo nel domani. Credo che quello che facciamo adesso avrà ripercussioni nei tempi a venire, e che dobbiamo comportarci in modo consapevole per noi stessi e per che verrà, anche in nome del nostro passato
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