La rondine fuggita dal paradiso
Nella stanza principale erano appesi al muro i ritratti di Kim Il – Sung e di suo figlio Kim Jong – Il. Era obbligatorio. Al primo ci si doveva rivolgere in questo modo: Caro onorevole compagno, capo dello Stato, Grande Leader Kin Il – Sung o più semplicemente Compagno Grande Leader. Noi bambini dovevamo chiamarlo Grande Leader Grande Padre Kim Il – Sung. Per il figlio la formula era Caro Leader Kim Jong – Il fino alla morte di suo padre, nel 1994; poi abbiamo dovuto chiamarlo Grande Leader Kim Jong – Il.
Hyok vive nel villaggio di Unsong, in Corea del Nord. Hyok è un bambino, curioso, vivace e a volte furbo: frequenta la scuola elementare del villaggio, canta le canzoni della propaganda del regime,assiste alle esecuzioni pubbliche e ruba la frutta destinata ai gerarchi del regime. Rubare cibo è l’unico modo per placare la fame, la sua classe si è dimezzata a causa della mortalità da denutrizione e gli amici semplicemente spariscono. Una domanda assale Hyok: se la Corea del Nord è il paradiso, perché hanno tutti una gran fame? L’intelligenza di Hyok è pericolosa, in Corea del Nord non si possono fare domande, si vive secondo le regole pena i rastrellamenti e le deportazioni. Un giorno la famiglia di Hyok decide di scappare lungo il confine con la Cina per camminare dalla Manciuria al Vietnam e dalla Cambogia fino alla Corea del Sud. La famiglia di Hyok riesce a riunirsi dopo imprevisti e errori di percorso. La nuova vita apre nuovi orizzonti di libertà e di pensieri, mentre diventa sempre più evidente che il Paradiso della Corea del Nord non esiste e che tutto lì è propaganda e potere.
Un memoir intenso e drammatico che racconta, con lo sguardo e l’ingenuità di un bambino, ciò che non possiamo e dobbiamo sapere su uno dei luoghi più isolati al mondo.
Per me, la cosa più esaltante della Corea del Sud è l’emozione di sentirmi libero. E’ una sensazione che avverto fin dentro la carne. Nella Corea del Nord, ci educano a non aspirare nemmeno alla libertà.