La sorella di Freud
Lessi ad alta voce. Sulla lista c’erano mio fratello, sua moglie con i bambini, la cognata di Sigmund, le due assistenti, il medico personale di mio fratello con la sua famiglia. E alla fine della lista c’era Jo Fi. “Jo Fi” si mise a ridere Pauline e si girò verso la voce di Sigmund. ” Certo, tu non ti separi mai dal tuo cagnolino.”
Nel 1938 Sigmund Freud lasciò Vienna per andare a Londra con la moglie e i figli, la cognata, il medico e la sua famiglia, oltre a due cameriere di fiducia. In patria lasciava quattro anziane sorelle, che furono tutte deportate. Una sorella morì nel campo di concentramento di Theresienstadt, che si trova oggi nella Repubblica ceca, due a Treblinka, in Polonia, e una ad Auschwitz. Dopo questo breve prologo, la narrazione, dalla seconda alla settima parte, racconta l’infanzia delle quattro sorelle, del loro celebre fratello e del loro successivo allontanamento a cavallo tra ottocento e novecento. Adolfine, voce narrante, ripercorre la sua vita dall’infanzia in famiglia, all’amicizia con Klara Klimt, l’amore e il dolore per il profondo legame con Rajner, gli anni passati alla clinica psichiatrica Nido e i quelli trascorsi in solitudine nella vecchia casa famigliare, fino al rientro delle sorelle da Berlino a Vienna. La vita di Adolphine attraversa e si intreccia con la Storia della decadenza e della fine dell’ impero austro ungarico, dell primo conflitto mondiale fino all’ascesa del nazismo. Adolphine è una giovane donna che scopre il mondo attraverso i libri del fratello, con il quale ha un rapporto di profondo affetto e stima, nonostante le divergenze filosofiche e quella prima promessa non mantenuta di visitare Venezia insieme, che rappresenta per Adolphine un’immensa amarezza. Una delusione che si aggiunge al dolore di essere sempre stata rifiutata dalla propria madre e di non essere mai diventata madre. Un romanzo intenso, colmo di delicatezza e di infinita tristezza. E la domanda, come mai nella lista dei propri cari che Sigmund Freud compilò, avendo il privilegio di fuggire all’estero, non sono state incluse le anziane sorelle: Marie, Rosa, Pauline e Adolfine, rimane senza risposta.
L’obiettivo più elevato verso il quale deve tendere il genere umano è dare la possibilità a ognuno di vivere la vita con meno difficoltà possibile e far sì che ogni uomo contribuisca alla realizzazione di questo ideale. Quel giorno di febbraio del 1933 Sigmund ci credeva davvero, ma era già iniziata una diversa sequenza di eventi: il nuovo signore della Germania avrebbe conquistato anche l’Austria, e mio fratello sarebbe partito per Londra con le persone a cui avrebbe deciso di salvare la vita; noi, le sue sorelle, saremmo state deportate prima in uno poi in un altro lager.
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