Le confessioni di Noa Weber
… e scelgo di dare inizio a questa storia all’ età di diciassette anni, quando inizia il mio vero io. Io e il mio amore per Alek, che, contro il mio buon senso, vivo come trascendenza. Io e il mio dibbuk che è la sola cosa che mi dà un senso di spazio. Quarantasette anni, questa è oggi la mia età; quarantotto a settembre.
Gerusalemme 1972 Noa una ragazzina di diciasette anni incontra Alek, uno studente anarchico. Un semplice gesto della mano di Alek e il corso della vita di Noa cambia improvvisamente. Un matrimonio precipitoso per evitare il servizio militare conduce Noa a una nuova esistenza e ad una nuova consapevolezza. Tra passato e presente prende forma la confessione di Noa con rabbia e sincerità, con onestà ed ironia e con leggerezza non tralascia alcun particolare della sua ossessione. Noa da ragazzina a studentessa di legge e poi affermata scrittrice, Alek da studente irrequieto in fuga da Israele, a giornalista free lance diviso tra Mosca e Parigi. Noa divisa tra Alek e Hagar, la loro figlia, il lavoro in una fondazione e le improvvise partenze per Mosca per raggiungere Alek. Le lunghe attese di Noa sono lo spartiacque della loro storia. Ogni capitolo è una frase e una fase della loro storia. Sullo sfondo la società israeliana tra guerra e lotta per la pace e l’ uguaglianza delle donne. Una Gerusalemme inedita e in sottofondo Schubert, Sibelius e Bedussy e un paio di opere di Dvorak.
No, non mi avevano insegnato ad aspettare. Tu me l’ hai insegnato. Io me lo sono insegnato, sono diventata così brava che ho smesso di contare i giorni dell’ attesa. Miglia di anni di storia, una lunga genealogia di lana da tessere e di attese alla finestra giacciono addormentati nel nostro sangue aspettando il momento opportuno per esplodere.
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