L’ultima Favola Russa
Questo non è un romanzo. Ha troppe cose da spiegare per essere definito tale. Ma non è nemmeno un saggio storico, perché le spiega in forma narrativa, di racconto; un racconto, però, che è anzitutto il racconto di un’ idea, e solo dopo quello delle persone coinvolte, sbirciato attraverso gli spiragli dell’ infelice destino dell’ idea stessa.
E’ l’ idea la vera protagonista.
L’ Ultima Favola Russa è la storia di un’ idea rivoluzionaria, è la storia della promessa bolscevica dell’ abbondanza, è la storia della pianificazione dell’ economia sovietica. L’ Ultima Favola Russa è la storia che si svolge tra il 1938 e il 1968 tra personaggi reali, come il geniale matematico Leonid Kantrovich, vincitore nel 1975 del premio Nobel per l’ economia, Nikita Kruscev e Dwight D. Eisenhower, e personaggi di fantasia. Ci sono i giovani ingegneri ed economisti che approdano ad Akademgorodok, la città dell’ Accademia o persone normalissime alle prese con le difficoltà della quotidianità. Tra comicità e tristezza l’ autore ci conduce anche là dove la favola diventa tragedia, come la rivolta che segue l’ aumento del prezzo della carne del 1962. Con una preziosa guida ai personaggi in ordine di apparizione il romanzo ci porta tra le diatribe politiche e le statistiche del Gosplan, come in una favola regalandoci preziosi dettagli sulla vita di tutti i giorni, alternando le informazioni storiche nelle introduzioni di ognuna delle sei parti ai capitoli che sono le passioni e le storie degli uomini.
Il tassista aveva di nuovo la radio accesa, che riferiva dei discorsi di apertura del Congresso e degli applausi scoscianti, ma Galic stava di nuovo osservando la sua città, ascoltando la colonna sonora che avrebbe avuto se fosse stata filmata in un giorno come quello. Ottoni gravi per le chiatte e le ciminiere, trombe con sordina per le torri, trilli del clarinetto per i passanti, rullate di timpano per il traffico e ogni strumento che trasmetteva entusiasmo, aspettative, incanto frenetico.
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