Non dirlo ad Alfred
Erano tutti molto carini con me. Ero colpita dal tenore di vita dei francesi, che a Parigi si concedevano lussi che in Inghilterra venivano uguagliati solo nelle grandi residenze di campagna, una cena parigina, sia dal punto di vista materiale sia da quello della conversazione, era sicuramente l’occasione sociale più raffinata che la nostra epoca potesse produrre, e anche se forse non era più così brillante come ai tempi dei grandi salotti, non aveva rivali nel mondo moderno.
Continuano le avventure di Fanny, voce narrante di L’amore in un clima freddo, che dalla tediosa e fredda cerchia accademica di Oxford, si ritrova a Parigi per seguire il marito nominato ambasciatore. Un incarico imprevisto per il professore di teologia pastorale e per Fanny. I primi giorni a Parigi sono frenetici, manca una segretaria per Madame l’ ambassadrice, bisogna rifare il guardaroba, prepararsi per ricevere e essere ricevuti. E’ necessario leggere i giornali, essere informati, evitare i pettegolezzi, soprattutto i taglienti articoli di Mockbar. A creare ulteriore scompiglio all’ambasciata, l’arrivo di Basil e David, i due figli più grandi di Fanny e Nancy, che con il suo fascino mette a soqquadro il bel mondo politico parigino. Philip il segretario di Alfred, tenta invano di contenere tutto e tutti, per portare avanti la disputa politica del momento: la pretesa inglese sulle isole Minquiers. Nell’andirivieni tra il Quai d’Orsay e l’ambasciata, arrivano anche i figli piccoli di Fanny, Charles e Fabrice, scappati da Eton. Mirabolante finale in un mondo di superlativi.
Lui rispose , semplicemente: ” Se non fossi un privilegiato, non sarei io.” Verissimo. Uomini come Valhubert, mio padre e mio zio Matthew sarebbero stati diversi, se non fossero sempre stati re del loro piccolo castello. Le persone come loro stanno scomparendo, proprio come i contadini, i cavalli e i viali, per essere a loro volta sostituiti da qualcosa di meno pittoresco e più funzionale.
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