SalinaDocFest 2016 i Vincitori
Trionfa Les sauteurs, un’opera che rovescia il punto di vista della “Fortezza Europa” e la logica del “Noi contro Loro”.
Il Concorso Internazionale SalinaDocFest 2016 Ma(d)re Mediterraneo si è chiuso ieri sera a Malfa, con l’assegnazione del Premio Tasca d’Almerita per il miglior documentario al film Les Sauteurs (Danimarca, 2016, 80’), diEstephan Wagner, Moritz Siebert, Abou Bakar Sidibè.
A Melilla, sulla costa mediterranea settentrionale dell’Africa, si affaccia il Monte Gurugu, dove la frontiera tra Europa e Africa non è il mare, ma tre recinzioni. I rifugiati vivono ai piedi del monte. Uno di loro è Abou Bakar Sidibé, protagonista e regista del film. Dopo 15 mesi e moltissimi tentativi falliti di superare il sistema di recinzione, Abou inizia le riprese di un documentario, concentrandosi sulla sua routine quotidiana, le perlustrazioni della zona e le attese che si interpongono tra i tentativi di scavalcare il confine.
La giuria – composta da Leonardo Di Costanzo, regista, Lee Marshall, critico cinematografico, e Andrea Purgatori, sceneggiatore e scrittore – ha deciso di premiare all’unanimità Les Sauteurs perché “questo racconto dell’assalto a un’enclave europea in Africa rovescia il punto di vista della ‘Fortezza Europa’ e la logica di ‘Noi contro Loro’, affidando la narrazione a quelli che vengono considerati ‘assalitori’. E’ un film che sfrutta pienamente le possibilità democratiche offerte dalle nuove tecnologie di ripresa digitale, un film che è insieme manuale di sopravvivenza e viaggio esistenziale di grande umanità.”
Il film vince anche il Premio al Miglior Montaggio, assegnato daIl’AMC (Associazione Montaggio Cinematografico e televisivo). La giuria, composta da Ilaria Fraioli, Luca Carrera, Luca Gasparini, Annalisa Forgione e Paolo Petrucci ha emesso il suo verdetto con la seguente motivazione: “In un periodo storico che vede enormi masse di persone spostarsi da un paese all’altro della terra, il film Les sauteurs ci racconta dall’interno le speranze e le paure di uomini che sono al confine di una nuova vita. Il montaggio del film, firmato da Estephan Wagner, uno degli autori assieme a Moritz Siebert e Abou Bakar Sidibé, si attua in profonda aderenza al progetto generale del documentario e contribuisce in modo asciutto e partecipato all’urgenza del racconto, senza cedere mai in ritmi non necessari allo scorrere della narrazione. il nostro premio va quindi a les sauteurs per la coerenza e l’essenzialita’ delle scelte di un montaggio che mette in opera nella maniera migliore le inusuali scelte produttive, registiche e di linguaggio cinematografico del film.”
Una Menzione Speciale della giuria internazionale va a Dans ma tête un rond point (Algeria, Qatar, Francia, Libano, Olanda 2015, 100′) di Hassen Ferhani. Nel più grande mattatoio di Algeri, non c’è solo il sangue degli animali, ma ci sono soprattutto gli uomini che lavorano e sognano. Un mondo che prende forma sotto i nostri occhi: nel luogo dove si ferma la vita animale, continua, imperturbabile, quella umana. Questa la motivazione:“ Per il rigore narrativo e la coerenza del punto di vista che permettono la restituzione di un universo che miscela sapientemente morte, amore, speranza e poesia.”
Il Premio Signum SDF 2015 va al film più votato dal pubblico dell’isola, They Will Have To Kill Us First (Gran Bretagna, 2015, 105’) di Johanna Schwartz. La musica è il cuore pulsante del Mali. Ma quando gli estremisti islamici hanno preso il controllo del Nord del Mali hanno vietato ogni forma di musica basandosi su una interpretazione radicale della legge della sharia. Le stazioni radio sono state distrutte, gli strumenti bruciati, i musicisti torturati e uccisi. Il film racconta le storie di questi musicisti, e le scelte difficili che si trovano a dover affrontare. “Mi ricordo molto bene quando ho letto quello che stava accadendo. Stavo organizzando un viaggio nel famoso festival che si svolge in Mali, in pieno deserto. Io non posso immaginare un mondo senza musica, specialmente in un posto dove la musica è così importante nella vita di ogni giorno. Volevo fare questo film per quelli che sono sconvolti da quello che sta succedendo. Volevo mostrare cosa succede quando le persone sono messe in una posizione impossibile. Sono molto orgogliosa di aver mostrato al mondo questi musicisti. E non ho dubbi che continueranno a lottare per il loro diritto a cantare”.
Il cortometraggio Salvo (Italia, 2015, 7’) di Niccolò Piccione vince il video contest Isole di Utopia. In giuria Ivo Basile, Luca Rosini e Linda Sidoti. “La storia vera di un clochard non per scelta, raccontata con i linguaggi della fiction e del documentario. Salvo è un diverso, uno strano, secondo i pregiudizi della comunità. Salvo non ha un viso perché ne ha tanti, è l’immagine dei dei migranti, dei nuovi clochard. E il regista volutamente non rende ‘attore’ il vero clochard, perché lo banalizzerebbe. Salvo ci aiuta a riflettere sulla nostra indifferenza e ci offre un approccio alternativo: lo sguardo dei giovani verso la diversità.”
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