Un gentiluomo a Mosca
Il Conte continuò: ho innumerevoli ragioni per essere fiero di te, e di certo una delle più grandi è stata la notte della competizione del Conservatorio. Il momento in cui ho provato orgoglio, però, non è stato quando Anna mi ha portato la notizia della tua vittoria. E’ stato prima, quella stessa sera, quando ti ho guardata andare verso le porte dell’ hotel, diretta al concerto; perché quello che importa è avere il coraggio di avventurarsi, nonostante l’incertezza dell’acclamazione.
Mosca, 21 giugno 1922. Il Conte Aleksandr Il’ic Rostov viene scortato attraverso i cancelli del Cremlino fino alla suite 312 del Grand Hotel Metropole. Convocato al Cremlino per un incontro riservato, il Conte è in realtà apparso davanti al Comitato d’Emergenza del Commissariato del Popolo, il tribunale bolscevico che l’ha condannato, senza appello, a trascorrere il resto dei suoi giorni agli arresti domiciliari per ” essersi irrevocabilmente arreso alle corruzioni della propria classe sociale. La condanna non ammette errori o eccezioni: se mai dovesse mettere piede fuori dal Metropol, il Conte sarà fucilato.
Iniziano così i giorni di prigionia del Conte, che dell’aristocrazia incarna tutta la liberalità e l’eleganza del tatto e dei gusti: uomo colto e raffinato, viveur e anfitrione dal portamento fiero. Quella che in principio sembra una condanna assurda, diventa lentamente un modo nuovo e diverso di vita per il Conte, che inizia a cogliere nel personale in servizio un’opportunità di ricerca e conoscenza. E’ la giovane Nina Kulikova a spalancare definitivamente le porte del Metropol al Conte, attraverso passaggi segreti e porte nascoste. Il Conte comprende così la vastità di un luogo chiuso, la ricchezza dei personaggi che lo vivono stabilmente o lo attraversano per brevi istanti. E poi un giorno dopo anni Nina riappare con una richiesta che lascia il Conte senza parole e che sarà una nuova sfida e appassionante avventura.
Uno sguardo insolito su Mosca dagli anni 1922 al 1951. Un romanzo ricco di umorismo e di personaggi unici: rivoluzionari intransigenti, stelle del cinema, intellettuali disillusi, un cuoco francese alla costante ricerca di ingredienti per la sua cucina e una sarta che rammenda le vite attraverso gli abiti.
Il finale è decisamente un finale alla Conte Rostov.
Quando un solo telefono squilla, il nostro istinto immediato è di sollevare il ricevitore e rispondere, ma quando trenta telefoni suonano in un colpo solo, il nostro istinto è quello di fare due passi indietro e restare a guardare. Il personale limitato del turno di notte si ritrovò a correre da un apparecchio all’altro senza avere il coraggio di rispondere a nessuno. La folla ebbra dello Saljapin cominciò a riversarsi nell’atrio, mentre gli ospiti del secondo piano, che erano stati svegliati, presero a marciare giù per le scale. Nel mezzo di quel subbuglio il Conte Aleksandr Il’ic Rostov indossò silenzioso il cappello e l’impermeabile del giornalista, si mise in spalla la sacca e uscì dall’ hotel Metropol.
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