Vita in famiglia
Per me le due cose migliori degli Stati Uniti erano la televisione e la biblioteca…
A scuola, o quando camminavo per strada, il mondo mi appariva sconfinato, quando leggevo un libro o guardavo Love Boat, mi appariva semplice e comprensibile.
Dehli 1970, Ajay e la sua famiglia si preparano a emigrare negli Stati Uniti. Decisione difficile, imposta dal padre alla ricerca di un riscatto dalla povertà di Dehli, che parte da solo e lascia la moglie, laureata e insegnante e due figli in età scolare, per realizzare il suo sogno americano. Lo realizza dopo un anno, quando, trovati lavoro e casa nel quartiere Queens di New York, invia i biglietti aerei alla famiglia. Seguono giornate frenetiche a cui si aggiunge la curiosità per il futuro nel paese dell’eldorado. Stupore che si trasforma in felicità nei primi elettrizzanti giorni nel Queens di fronte all’acqua corrente, l’ascensore e la pubblicità nella cassetta della lettere. Stupore che diventa spaesamento linguistico e razziale a scuola. La tregua per Ajay e il fratello maggiore Birju sono i libri, la biblioteca, lo studio e la televisione. Il procedere lento dei giorni è drammaticamente interrotto dall’incidente di Birju in una piscina vicino a casa della zia ad Arlington in Virginia. Da quel momento l’immobilità di Birju diventa l’immobilità di tutta la famiglia, intorno al letto di Birju si frantumano le loro esistenze. Il padre si arrende all’alcool, la madre alla religione e ai santoni. Ajay è l’unico che cerca di sopravvivere, aggrappato ai libri, alla scuola e ai baci di una compagna di classe. Ajay scopre Hemingway e la scrittura, entrambi modi di traghettare il dolore fuori di sè. Comincerà così a scrivere, a rastrellare dettagli e ricordi per restituirli ad un ordine nuovo. Ajay, quello che, a causa delle circostanze sembrava il più reietto nel romanzo, il più piccolo e il più debole, il più bistrattato, il meno amato, alla fine si è rivelato colui che ha compiuto l’opera di riscatto che l’ormai vecchio padre, nonostante gli sforzi e la buona volontà, non era riuscito a realizzare. Romanzo autobiografico intenso e drammatico che evita pietismo e banalizzazione del dolore. La copertina dell’edizione originale rispecchia di più il romanzo: la copertina dell’edizione italiana porta erroneamente a pensare ai due fratelli protagonisti della storia.
Camminando, ricordai che quando vivevamo in India, spesso la sera mancava la luce, e noi tre, mia madre io e Birju, andavamo da qualche parte, o ne tornavamo. Allora mia madre estraeva dalla borsetta una torcia e la consegnava a Birju. Birju ci precedeva. Ci guidava. Muoveva il fascio di luce sul terreno. “Seguitemi,” diceva.
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